| 
 Scrive Marianna De Rossi: Legami di sangue chiude la trilogia che vede protagonista l’investigatore Brando Neri. Mi dispiace un po’ doverlo salutare;  è vero che nel panorama editoriale italiano i cosiddetti romanzi seriali non mancano, è vero anche che Brando non è il primo e non sarà l’ultimo investigatore figo, infallibile e rubacuori, ed è altrettanto vero che ormai nessuno inventa più niente, il problema però è che non tutti quelli che scrivono storie lo sanno fare bene come Ilaria Milandri.In Legami di sangue ritroviamo un Brando smarrito, alle prese con la decisione peggiore della sua vita: mettere fine alla sua esistenza prima che qualcos’altro decida per lui. Non è facile prendere una decisione del genere. Non è facile stabilire quando è il momento migliore e come. Non è facile immaginare come gli altri reagiranno ad una scelta del genere. A volte però al destino non basta punirci solo una volta, si diverte ad infierire, si diverte a sferrarci il colpo di grazia facendo così vacillare quelle labili decisioni che pensavamo di aver preso. Ed è così che Brando scopre qualcosa che cambierà totalmente la sua vita e il suo modo di pensare.
 Ilaria Milandri sa raccontare i tormenti di un uomo con grande efficacia, Brando, pagina dopo pagina, analizza tutta la sua vita e le persone che la compongono... e lo fa nell’afa di giornate caldissime, che rendono tutto più faticoso e soffocante.
 Legami di sangue si legge con grande curiosità, ma anche con un leggero senso di inquietudine. Riprende un po’ i temi affrontati in Visione cieca: la mescolanza tra il bene e il male, Brando e l’assassino che sono opposti e complementari allo stesso tempo e in entrambe le storie c’è una figura molto importante che è quella materna, quella che può dare e togliere la vita.
 Ottima la scrittura, essenziali i dialoghi, molte le riflessioni. Sicuramente è un testo complesso, perché molto introspettivo, ma anche intrigante, capace di sottolineare con forza sentimenti profondi e profonde infelicità attraverso l’uso sapiente delle parole.
   |